GREENWASHING: QUANDO L’ECOLOGIA DIVENTA MARKETING

di Martina Moggio

Negli ultimi anni, con l’aumento dell’attenzione dei consumatori verso le questioni ambientali, si sente parlare spesso di “greenwashing” e dei rischi ad esso associati. Ma cosa si intende per greenwashing e perché è importante conoscerne i rischi?

Il termine “greenwashing” è un neologismo inglese risultato di un gioco di parole tra “green” (verde, inteso come ecologico) e “whitewashing” (letteralmente dare una mano di bianco, nel senso di mascherare). Si tratta infatti di una pratica di marketing ingannevole verso i consumatori che mira ad enfatizzare presunti vantaggi ambientali non dimostrati.

CARATTERISTICHE DEL GREENWASHING E COME RICONOSCERLO

Riconoscere il greenwashing può essere complicato, ma ci sono alcuni segnali da tenere d’occhio:

  • Le informazioni e i dati vengono comunicati come certificati ma in realtà non sono riconosciuti da enti autorizzati;
  • Le informazioni fornite sono vaghe e generiche, senza specificare benefici ambientali concreti;
  • Impiego di etichette false o alterate;
  • Formulazione di dichiarazioni ambientali non veritiere.

Un esempio pratico: “non testato su animali” è un claim vietato per legge. Non se ne può fare un vanto dato che questa pratica è già vietata per legge, ma spesso e illegalmente viene comunque riportato sulle confezioni per farne sfoggio a scopo di marketing. 

LA NUOVA DIRETTIVA GREEN CLAIM UE 2024/825

La recente Direttiva (UE) 2024/825, pubblicata il 6 Marzo 2024, modifica le Direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela delle pratiche sleali e dell’informazione.

Tale Direttiva regola i green claim e si propone di contrastare il greenwashing. In che modo? Ponendo una serie di obblighi per chi intende vantare claim ambientali e vietando l’utilizzo di claim generici quali ad esempio “ecofriendly”, “green” o “sostenibile”. Le principali novità introdotte dalla Direttiva riguardano:

  • Divieto di utilizzare e diffondere dichiarazioni ambientali generiche come “ecologico”, “verde”, “amico della natura”, in assenza di prove certificate;
  • Divieto di utilizzare e diffondere claim quali “impatto zero”;
  • Marchi green creati senza la base di uno standard riconosciuto e certificato da ente terzo;
  • Le dichiarazioni sulle prestazioni ambientali future dovranno basarsi su un piano dettagliato e verificabile, che includa impegni chiari e oggettivi, scadenze precise e risultati misurabili, le cui conclusioni dovranno essere verificate da un soggetto terzo.

SANZIONI E TERMINI PER L’ADEGUAMENTO

Il termine previsto per l’applicabilità della Direttiva UE 2024/825 è il 27 Settembre 2026. Questo termine però non deve essere considerato un lasciapassare delle pratiche vietate per i prossimi 2 anni. La direttiva si limita per ora a stabilire le pratiche vietate e impone alcune misure di trasparenza con riferimento a specifiche pratiche. Le pratiche commerciali ingannevoli sono punite con sanzioni tra i 5 mila e i 10 milioni di euro.

Il greenwashing è un fenomeno in crescita e rappresenta una sfida e una minaccia per la sostenibilità delle aziende e dei consumatori.

Per contrastarlo, GreeNet, grazie al suo team di esperti nel settore, può:

  • assistere le aziende nella fase di verifica dei contenuti (che siano realmente ecologici, etici e sostenibili) da riportare in etichetta e della conformità alla Direttiva UE 2024/825;
  • assistere le aziende nell’ottenimento delle eco-etichette secondo la Norma UNI EN ISO 14020:2002;
  • assistere le aziende nell’ottenimento della certificazione biologica, secondo il Regolamento (UE) 2018/848, nell’ambito degli integratori alimentari.

Nell’ambito dei claim ingannevoli, non perderti l’articolo che fa chiarezza su nutritional e health claim pubblicato dal team di esperti in materia di Biochem Consulting (leggi articolo).

Contattateci per una consulenza gratuita. GreeNet® tel. 081.3991571 - info@greenetweb.com

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